Il Pensiero di Agostino d’Ippona

Agostino, considerato dai filosofi medievali come uno dei più importanti esponenti della patristica, rappresenta una figura chiave tra la fine della fase antica e l’inizio di quella prettamente medievale. Il suo pensiero si caratterizza dall’atteggiamento della “confessione“, dalla ricerca interiore e dalla ricerca di Dio dentro la propria anima. Trae alcune delle sue più importanti teorie dal forte influenzamento di Plotino e del Neoplatonismo.

Vita e Opere

Aurelio Agostino, o meglio conosciuto come Sant’Agostino, nasce nel 354 a Tagaste nella provincia africana di Roma. Trascorre una giovinezza tormentata, alla continua ricerca dello spasso e del godimento e dunque fortemente condizionata dal peccato, così come racconta all’interno di una delle opere più importanti del pensatore composta nel 400, le “Confessioni“. E’ molto dedito allo studio, in particolare della grammatica e della retorica, disprezzando invece il greco come racconta nella sua opera autobiografica.

A 19 anni insegna retorica a Cartagine, e nello stesso tempo subisce l’influenza dalla lettura filosofica di Cicerone e Aristotele. Nel 374 si unisce alla setta dei Manichei, che dopo la conversione rinnegherà e confuterà le loro teorie sull’esistenza del male. Più avanti scrive le sue prime opere come “Sul bello e sul conveniente”.

Nel 383 si trasferisce in un primo momento a Roma, per poi andare a Milano per insegnare. Nella città lombarda sarà influenzato dal Vescovo Ambrogio, grazie al quale e alla madre Monica (fervente cattolica) e alle letture neoplatoniche si convertirà al cattolicesimo. Il racconto della sua conversione è descritto come quasi una rivelazione divina all’interno del libro ottavo delle Confessioni. In questo periodo con alcuni amici e la madre si ritirò nella campagna di Verecondo, dove trovano terreno fertile la stesura di alcune importanti opere come “Sulla Beatitudine“, “Sull’ordine“, i “Soliloqui“.

Nell’anno 387 riceverà il battesimo dallo stesso Ambrogio. Qualche anno dopo morì la madre, atto che lo segnò particolarmente, decidendo così di ritornare a Tagaste. Qui nel 391 divenne prete e poi nel 395 Vescovo d’Ippona. Si preoccupò di difendere i principi della Chiesa dalle varie eresie: quelle del Manicheismo, Donastismo e Pelagianesimo. Gli anni successivi furono condizionati dal Sacco di Roma del 410 da parte di Alarico, che gli ispirò la scrittura de “La città di Dio“, e dalle invasioni vandale del 428. Nel 430 Agostino muore.

La Ricerca secondo Agostino

Confessione e Ricerca per Agostino si pongono sullo stesso piano. La ricerca, l’introspezione, ha come suo fine la fede, condizione necessaria per raggiungere la verità. Vengono così posti i due cardini della ricerca: l’Anima e Dio, così come afferma all’inizio dei “Soliloqui”.1

Allo stesso modo ricercare dentro di sè, ripiegarsi verso la propria anima (come da insegnamento Socratico), significa raggiungere Dio. Solo in questo modo è possibile raggiungere la verità e dunque Dio. Per Agostino questo è l’atteggiamento che segue lungo tutto il discorso delle Confessioni, che non è una semplice autobiografia ma un vero e proprio trattato filosofico. Quando confessa i propri peccati, egli compie un azione introspettiva guardando dentro la propria anima; capisce di aver errato, solo così può predisporsi per andare avanti nella Ricerca.

Lo step successivo della ricerca è il superamento del dubbio. Il dubbio in Agostino non ha radici scettiche, che ha come conseguenza la sospensione del giudizio (epoché). Per Agostino essere nel dubbio vuol dire trovarsi già sulla strada per la verità, una posizione che ci ricorda in senso lato quella di un grande pensatore moderno, Cartesio.

Dio, Verità, Amore

La verità risulta così rivelarsi attraverso l’introspezione, l’anima e il dubbio, trascendendo e risolvendosi nella sua forma più alta: Dio, verità in sé. Ma l’essere che si rende conoscibile e intellegibile all’uomo non è altro che la Parola, il Verbo divino attraverso la Rivelazione. Dio è manifestazione di sè e di Verità.

Dio è anche forma trinitaria: Padre, Figlio e Spirito Santo, ed a tale tripartizione corrispondono le tre forme attraverso le quali si manifesta. Viene a mostrarsi come Padre e Figlio nella ricerca come Essere-Verità e Rivelazione: Verità in sè che si Rivela, Dio che si fa carne tramite il Figlio e le Sacre Scritture. In quanto Spirito Santo è Amore. Non si può amare nella nostra esistenza senza Amare Dio, ovvero l’Amore in sé.

L’uomo

L’uomo è una creatura divina, e in quanto tale è creato ad immagine e somiglianza di Dio, rispecchiando così la sua forma trinitaria. Infatti l’anima umana è composta di tre facoltà: la memoria, l’intelligenza e la volontà. Tale struttura umana rende possibile la ricerca di Dio ed in particolare di rapportarsi a lui. L’uomo infatti nella sua condizione esistenziale, è un “uomo vecchio o carnale”, ovvero nato in una condizione per natura peccaminosa. Ma grazie alle sue facoltà si distingue dagli animali e può con la propria volontà trasformarsi in un “uomo nuovo o spirituale”. Tale fase si caratterizza dalla rinascita dell’uomo e dal suo ricongiungimento spirituale con Dio.

La Creazione e il Tempo

Un’altra importante questione che attanaglia la riflessione di Agostino è quella riguardo la Creazione e consequenzialmente il tempo. Per il filosofo non si può parlare di un prima o di un dopo riguardo Dio. L’eternità è una caratteristica propria di Dio, esiste in una condizione di eterno presente. Quando Dio crea il mondo, crea anche il tempo. Questo non ha una realtà di per sé, il tempo è tale solo rispetto all’atteggiamento proprio della nostra anima. Il passato è in virtù ai ricordi dei fatti passati della nostra facoltà della memoria. Il futuro viene percepito in base all’aspettazione di eventi futuri. Il presente è ciò che viviamo ora e al quale prestiamo attenzione.

Le Polemiche contro le Eresie

Manicheismo

Agostino, come ben sappiamo, nella sua giovinezza aderì a tale setta per poi abbandonarla. Essa era una setta dualista, aveva come suo fondamento i due principi di Luce e Tenebre, Bene e Male continuamente in lotta. Ciò verso cui si muove la critica Agostiniana è verso il problema dell’esistenza del Male o meglio dell’ “unde malum?”, da dove viene il male?

Tale domanda sta a interrogarsi riguardo la sostanzialità delle cose create da Dio. Infatti Agostino nel libro settimo delle Confessioni spiega che tutte le cose create da Dio sono “buone”. Non esiste il Male nelle cose, in quanto Dio è pura bontà e nessuna delle sue creazioni può essere diversa da sé. Ma allora da dove deriva il male? E’ innegabile che nel mondo esista il male. Ciò viene spiegato dicendo che le cose sono, sì buone, ma soggette a corruzione e degradazione. In tal modo l’attaccamento ad esse porta al peccato, e al “male”, che ricollegandoci alla tematica riguardo la via da seguire per l’uomo, è sotto l’ordine della facoltà volitiva dell’anima.

Donatismo

Il donatismo si opponeva in particolare contro determinate figure della chiesa, come i vescovi, che avevano tradito i sacramenti della religione ( ad esempio come coloro che diedero i libri sacri ai magistrati romani). In tal modo i donatisti pretendevano che i sacramenti che venivano amministrati da tali figure fossero revocati. Agostino si oppone a tale concezione. Egli afferma che gli uomini sono solo veicoli di Dio durante i Sacramenti. Non sono i vescovi a conferire i Sacramenti ai fedeli, ma lo stesso Dio.

Pelagianesimo

Pelagio, monaco inglese fondatore di tale Eresia, respingeva la reale sussistenza di Adamo (considerata una mera immagine simbolica), del peccato da lui commesso e di conseguenza dalla grazia Divina. Così facendo Pelagio proponeva per il fedele la rimozione di ogni interlocutore o veicolo tra il fedele e Dio, in quanto l’uomo non colpevole del peccato originale. Queste critiche minavano i fondamenti della religione Cristiana che erano da poco stati stabiliti con il Concilio di Nicea convocato da Costantino nel 325.

Agostino per obiettare le considerazioni di Pelagio, oltre ad affermare il Peccato originale di Adamo, introdusse nel suo pensiero la posizione di un radicale traducianesimo, ovvero il trasferimento dell’anima di padre in figlio. In tal modo il peccato da Adamo ed Eva è stato trasmesso ai loro figli e alle loro generazioni future, e così verrà trasmesso tra gli “uomini carnali”. Così trova una forte legittimazione la “grazia” divina che consente all’uomo il libero arbitrio e la scelta a cui si faceva prima riferimento, dettata dalla volontà umana.

La città di Dio

Concludiamo questo viaggio nel pensiero di Agostino con la sua più importante opera. Come ricordato prima tale opera fu composta in un periodo difficile per l’Impero Romano ed in particolare le province di Roma, in particolare la provincia africana che fu vittima dei Vandali. Questa conquista fu un duro colpo in quanto distrussero quasi tutti i simboli religiosi cristiani e pose fine al rifornimento di grano per la grande popolazione di Roma, uno dei fattori che fecero poi crollare l’impero.

L’opera ripercorre quella bipartizione tra l’uomo che sceglie la vita carnale e quella spirituale. Infatti nella composizione sono presenti due città o regni: la città della carne o terrena e la città di Dio o celeste. Tali città non corrispondono ad alcun periodo storico preciso, a nessun susseguirsi di epoche successive. Sono due città ideali, quella terrena caratterizzata da uomini stolti, assetati di denaro, peccaminosi; la città celeste invece viene rappresentata una città perfetta dove convive il benessere e la beatitudine tra gli uomini. L’uomo si scopre appartenente ad una di queste città solo cercando dentro la propria anima proseguendo quel processo di introspezione che pervade, come si può ben vedere, il pensiero di Agostino.

 

 

Note

  1. “Io desidero conoscere Dio e l’Anima. […] Nient’altro.”

You may also like...