L’Epicureismo: il pensiero di epicuro

L’epicureismo fu la dottrina filosofica elaborata dal filosofo greco Epicuro. Questi nacque nel 341 a.C. a Samo dove già da giovane si interessò di filosofia. Dopo alcuni anni Egli si recò ad Atene dove, probabilmente, seguì lezioni all’Accademia di Platone, in quel periodo retta da Senocrate, e da Aristotele. Epicuro a 32 anni iniziò come maestro, tenendo lezioni nel suo giardino, il “Képos“, dove si riuniva con discepoli ed amici. L’epicureismo, il pensiero del filosofo, ci è stato tramandato mediante la forma di scrittura epistolare. Tra le lettere che possediamo, e dalle quali possiamo enucleare i principi dell’Epicureismo, constatiamo quelle dirette a Erodoto, Meneceo e Pitocle.

Epicureismo: la dottrina filosofica di Epicuro

L’Epicureismo, come tutte le filosofie ellenistiche, ha il suo fondamento sulla tripartizione più generale in etica, fisica e logica. La scuola di Epicuro ebbe però maggiore interesse nell’approfondire l’aspetto morale e quello della fisica. Per quanto riguardo la logica, Epicuro fa riferimento a quella che lui chiama la “Canonica” ovvero la sua teoria della conoscenza. Infatti, secondo quanto riporta lo stesso Seneca, la logica – intesa in senso rigoroso – fu solo un’arricchimento successivo.

L’etica, fondamento dell’epicureismo

Il vero e proprio fulcro dell’Epicureismo è la teoria della “filosofia come tetrafarmaco“. Per l’appunto essa consta in quattro “farmaci” (o stili di vita) da assumere (o perseguire) per raggiungere la forma più alta di beatitudine: l’ataraxia (“tranquillità”). L’esplicazione della teoria epicurea in questa forma è nell’opera “Massime Capitali”, conservata da Diogene Laerzio.

Il Tetrafarmaco: i primi due principi

  • Il primo farmaco ha il compito di liberare l’uomo dalla paura delle divinità. Questa spiegazione viene ripresa dal letterato romano, Lucrezio (tra i più influenti seguaci dell’epicureismo) nel “De Rerum Natura”. Egli spiega che le divinità abitano le loro dimore lontani dal mondo degli uomoni, essi vivono negli “intermondi”. Data la loro lontananza e la loro altezza spirituale non si curano delle caduche vicende umane, bisogna perciò non temerli.
  • Il secondo farmaco ha il compito di liberare l’uomo dalla paura della morteLa morte per l’uomo non è nulla. Riprendendo un passo dalla “lettera a Meneceo”: <<quando ci siamo noi la morte non c’è, quando c’è la morte noi non ci siamo>>. La morte intesa in senso fisico è disgregazione del corpo e dell’anima (che per gli epicurei è anch’essa materiale).

Il terzo e il quarto farmaco

  • Il terzo farmaco è contro la paura che il bene non sia facile da perseguire. Epicuro qui spiega la sua teoria del piacere e di come esso consista nel principio della vita beata. Il piacere si distingue in: piacere stabile, che consiste nella privazione di dolore, e in piacere in movimento, ovvero gioia e letizia. Il piacere che porta però alla felicità e al bene è il solo piacere stabile (o catastematico). Questo carattere del piacere impone una limitazione dei bisogni. Egli infatti li distingue in bisogni naturali e bisogni vani. Dei primi alcuni sono necessari, come i bisogni primari, l’amicizia, la saggezza, altri no come il mangiare troppo o il lasciarsi travolgere dall’amore. L’epicureismo si contraddistingue come una filosofia del giusto mezzo, perseguendo i piaceri senza però farsi travolgere da essi.
  • Il quarto farmaco è contro la paura del male. Epicuro dice che non bisogna preoccuparsi del male, ovvero del dolore perché esso è provvisorio. Instaura un rapporto necessario e proporzionale tra dolore e durata di esso. Tanto è più forte il dolore e minore sarà la durata della sofferenza (perché poi si arriva alla morte, cessazione di tutto). Invece qualora il dolore sia meno intenso, lieve, esso durerà per più tempo ma di certo non sarà difficile da sopportare.

Logica

La logica, o canonica, equivale alla teoria della conoscenza, che si origina dalle percezioni. Le percezioni sono spiegabili con i “simulacra“, ovvero il risultato della trasmissione degli atomi dall’oggetto ai nostri organi di senso. Il simulacra porta con se due verità: l’esistenza dell’oggetto e la durata della strada che ha percorso prima di scontrasi con i nostri organi di senso, che chiaramente può aver modificato l’essenza del simulacra. Questa serie di percezioni che proviamo vanno a creare nella nostra mente delle immagini, che consento di potere assumere l’esperienza, come prolessi delle varie sensazioni esperite. La sensazione ha il carattere di evidenza, essa non può essere confutata ed è l’unico criterio di verità.

La Fisica dell’epicureismo

La fisica secondo l’Epicureismo, e attraverso la lettera di Epicuro ad Erodoto, è materialistica e meccanicistica. Materialistica in quanto esclude una forma spirituale di anima, in quanto formata di particelle corporee. Meccanicistica poiché essa si avvale della spiegazione del movimento dei corpi. Infatti secondo Epicuro, in accordo con Democrito, tutto è composto da atomi che si muovono lì dove c’è il vuoto per riempirlo. Essi hanno forme diverse, e si urtano, combinandosi tra loro. Questi atomi dunque non hanno un movimento prettamente lineare e rettilineo. Essi hanno delle deviazioni nella loro traiettoria, che Lucrezio chiamava “clinamen”. Ed è proprio grazie a tali deviazioni che gli atomi si scontrano, si aggregano e danno vita a nuove forme.

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