Nicola Cusano – Vita e Pensiero

Cusano, il cui vero nome è Nikolaus Chrypffs, nacque a Cusa (da cui prende il nome) in Germania nel 1401. Figlio di una famiglia benestante, studiò nelle prestigiose università di Heidelberg in Germania e poi a Padova. Schierato col partito papale, egli fu cardinale e vescovo di Bressanone. Chiamato a Roma da Papa Pio II, prestò il suo servizio per le Crociate. Nicola (o Niccolò) Cusano morì a Todi nel’agosto 1464. Durante un viaggio in Grecia scoprì i pensatori greci più importanti, particolarmente Platone . La sua opera principale è La dotta ignoranza (1440), alla quale seguirono altri importanti scritti, tra i quali Le congetture, La visione di Dio ed Il gioco della palla (che indaga il principio di inerzia).

Il Pensiero di Cusano

La dotta ignoranza

Cusano credeva che dovesse esserci un’affine contiguità tra ciò che si conosce e ciò che si intende conoscere. In sostanza, per il filosofo è impossibile conoscere l‘infinitezza di Dio, poiché l’essere umano conosce solo cose finite. Questa sproporzione rende vana la possibilità di una conoscenza assoluta. Così avviene pure nelle cose quotidiane, quando l’oggetto del conoscere è troppo distante dalle nostre attuali conoscenze. L’unica scelta ammissibile è proclamare la propria ignoranza. Cusano la definisce, con un ossimoro, una “dotta ignoranza“. Cioè un’ignoranza consapevole dei propri limiti e possibilità, così com’era il “so di non sapere” di Socrate.

Da questa polarizzazione di opposti (conoscibile e inconoscibile, finito e infinito), Cusano concepisce l’unità dei contrari come coincidentia oppositorum. In un’ottica mistica ciò tendeva ad una conciliazione delle opposte determinazioni di cui è composta la realtà.

Congetture

La dotta ignoranza, lo scarto tra la conoscenza divina e umana, è per Cusano il punto di partenza per la costruzione di una salda conoscenza. Da qui il suo importante scritto sulle congetture, la cui parola vuol dire proprio ipotizzare su dati incompleti. Così come la conoscenza umana. Cusano fa riferimento qui alla tradizione pitagorica e neoplatonica dell’Uno.

Il numero è l’esemplare simbolico delle cose […] un principio naturale dell’edificio razionale.

(De Coniecturis, I, 3)

Il numero rispecchia il reale, esso è un modo di avvicinamento all’infinitezza del divino, ma solo per negazione (riprendendo la teologia negativa dello Pseudo-Dionigi).

La cosmologia

Cusano respinge in cosmologia la teoria Aristotelica, precedendo filosoficamente le teorie fisiche di Keplero e Copernico. Egli infatti credeva che non ci fosse un centro dell’universo, ma che esso fosse in ogni luogo. La terra non è al centro, bensì gira di un movimento circolare imperfetto. La sua forma non è di una sfericità perfetta. Essa è solo una stella come tante altre, come la luna o il sole. L’unica perfezione ed infinità appartiene solo al divino.

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