La scuola di Mileto: Talete, Anassimandro, Anassimene

La scuola di Mileto ha – convenzionalmente – dato la nascita alla filosofia. Bisogna, però, prima fare alcune riflessioni su ciò che si intende in questo periodo per “scuola” filosofica e soprattutto per “scuola di Mileto”.

La scuola di Mileto?

La scuola di Mileto, non era una vera e propria scuola, né come si può intenderla oggi, né come la intendevano Platone e Aristotele. Ci troviamo tra il VII ed il VI secolo a. C. quando Talete, Anassagora e Anassimene elaborarono le proprie dottrine. E’ forse probabile che i filosofi di Mileto si conoscessero ma non dobbiamo pensare che ci fosse una scuola di filosofia. Oppure ancora, che uno volesse contraddire l’altro o che il pensiero di uno fosse in accordo con l’altro (per qualche rivalità o affinità). La storia della filosofia – da Hegel in poi – tende a vedere un filo rosso che collega i vari pensieri per opposizioni, dispute o per convergenze. Dunque, con la pretesa dell’esistenza di certe “scuole” che scontrandosi producessero – in sintesi – la cosiddetta perfezione di pensiero. Per Hegel – ad esempio – questa era incarnata (proprio!) dalla filosofia tedesca del suo tempo.

Per comprendere al meglio i pochi frammenti di questi pensatori della “scuola di Mileto”, dobbiamo considerare ogni filosofo come un pensatore autonomo. Ognuno sarà pertanto slegato dagli altri pensatori suoi contemporanei, che avranno – naturalmente – idee divergenti.

Talete: l’iniziatore della “scuola di Mileto” e della filosofia

Con Talete di Mileto inizia la filosofia, almeno sostenendo la tesi del filosofo tedesco Nietzsche. Perché allora proprio Talete?

Secondo Nietzsche, Talete fu il primo, tra i suoi contemporanei, che operò quel processo filosofico di “reductio ad unum“. Ovvero – letteralmente e filosoficamente – ridurre la totalità dei fenomeni ad una sola cosa, ad un solo principio (arché – origine).

Ritornando a Talete, primo dei pensatori della “scuola di Mileto”, egli è considerato il primo vero filosofo. Egli era inoltre uno stimato ed importante uomo della sua cittadina. Lo testimoniano alcuni celebri aneddoti: quello della servetta di Tracia, raccontatoci da Platone. Oppure quello narrato da Aristotele, l’aneddoto sui frantoi riguardante le nozioni di scienza e filosofia.

Qual è l’unico principio a cui tutto si riduce? Data la mancanza di scritti diretti, grazie ad Aristotele ne ricostruiamo il pensiero:

«Talete dice che il principio è l’acqua, perciò anche sosteneva che la Terra sta sopra l’acqua; prendeva forse argomento dal vedere che il nutrimento d’ogni cosa è umido e persino il caldo si genera e vive nell’umido; ora ciò da cui tutto si genera è il principio di tutto. Perciò si appigliò a tale congettura, ed anche perché i semi di tutte le cose hanno una natura umida e l’acqua è nelle cose umide il principio della loro natura» (Metafisica, I, 3, 983b, 20).

Per Talete il principio di tutto fu proprio l’acqua. Come dice Aristotele in questo passo tratto dalla Metafisica, Talete aveva intuito che il principio da cui tutto prendesse vita era l’acqua. L’umido e perfino le terreferme si sostenevano e sussistevano grazie all’acqua, il principio di ogni «natura».

Anassimandro

Anassimandro, tra i filosofi della “scuola di Mileto”, segna una prima svolta. Contemporaneo e concittadino di Talete, egli è il primo filosofo greco di cui abbiamo rinvenuto dei frammenti – riportati da Simplicio.

«Da dove gli enti hanno origine, lì hanno anche la loro dissoluzione, secondo necessità; essi pagano infatti a vicenda la pena e il riscatto dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo» (Diels-Kranz, frammento B1)

Il principio su cui tutto si fonda – per Anassimandro – non è l’acqua, bensì il “to apeiron“, ovvero il principio di infinito ed indeterminato. È ancora Simplicio a riportarlo: Anassimandro «ha detto che il principio (arché) degli esseri è l’infinito
(ápeiron)», ciò che è privo di péirata, «confini».

Da ciò ne deriva che tutti gli altri esseri esistenti derivino dall’apeiron attraverso un processo di separazione (dalla sostanza infinita). Ne consegue anche un’infinità di mondi nel tempo (ciclicamente) e molto probabilmente anche nello spazio.

Le interpretazioni su Anassimandro – sia filologiche che ermeneutiche – ne fanno tutt’oggi un emerito pensatore, dunque è giusto attenersi ai suoi punti chiave.

Anassimene

Con Anassimene, arriviamo al più giovane ed ultimo (in linea di successione) dei pensatori e filosofi della “scuola di Mileto”.

Il principio secondo cui il filosofo di Mileto arriva a postulare la sua reductio è il “pneuma“, l’Aria. Il mondo si sostiene, si genera e si trasforma grazie al Respiro che anima ogni mutamento dell’essente. Questo avviene tramite due processi: “Condensazione” e “Rarefazione“. Rarefacendosi, l’aria diventa fuoco; condensandosi, diventa vento, poi nuvola e, condensandosi ancora, acqua, terra e quindi pietra. Anche il caldo e il freddo sono dovuti allo stesso processo: la condensazione produce il freddo, la rarefazione il caldo.

Lasciamo questo viaggio tra i pensatori della “scuola di Mileto”, con un frammento di Anassimene:

Come l’anima nostra, che è aria, ci sostiene, così il soffio e l’aria circondano il mondo intero.

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