I frantoi di Talete

I frantoi di Talete” è un celebre passo di Aristotele sulla vita del filosofo Talete. Aristotele narra di questo passo nella “Politica” e tende a ricollegarsi ad un altro aneddoto, tramandato però dal suo maestro, Platone. Facciamo qui riferimento all’aneddoto della “Servetta di Tracia”.

In quel caso il passo tendeva ad una prima analisi ad ironizzare e porre l’attenzione sul “filosofo distratto”. Ma ad una più attenta riflessione, Talete, in realtà, diviene un esempio della dottrina delle Idee platonica. Tornando al passo che qui si intende interpretare, lasciamo qui il testo  integrale dei frantoi di Talete dalla “Politica” di Aristotele:

[…] Talete milesio: si tratta in realtà di un accorgimento per arricchire, ma l’attribuiscono a lui per la sua saggezza e può avere un’applicazione universale. Siccome, povero com’era, gli rinfacciavano l’inutilità della filosofia; dicono che, avendo previsto in base computi astronomici un’abbondante raccolta di olive, ancora nel cuore dell’inverno; e disponendo di una piccola somma, si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e di Chio, dando una cifra irrisoria. Poiché non ce n’era richiesta alcuna. Ma quando giunse il tempo della raccolta, poiché molti cercavano i frantoi tutt’insieme e d’urgenza, li dette a noleggio al prezzo che volle; e così, raccolte molto ricchezze, dimostrò che per i filosofi è davvero facile arricchirsi, se lo vogliono. Invece non è questo di cui si preoccupano. Si dice, dunque, che Talete diede così prova della sua saggezza […]

[Aristotele, Politica, 1259a, 5-18, Mondadori, 2008.]

Analisi dei Frantoi di Talete

Come si può evincere, il punto di partenza è proprio quell’aneddoto platonico. “Gli rinfacciavano l’inutilità della filosofia”. Questa espressione, però, ci riporta anche ad un altro celebre passo platonico, “il mito della caverna”. Il filosofo che viene osteggiato dagli altri, da coloro che lo deridono come fa la servetta di Tracia, dai prigionieri della Caverna che probabilmente lo uccidono. Aristotele vuole dare un’altra immagine al filosofo. Infatti, Talete stavolta si ingegna, e proprio quegli astri che osservava (e che lo portarono a cadere), ora gli indicheranno la via per la sua rivincita contro chi gli accusa l’inutilità della sua filosofia.

Talete, grazie alla conoscenza degli astri e delle stagioni e grazie alla lungimiranza, acquista dei frantoi a basso prezzo quando la richiesta è minima. Una volta venuta la stagione più redditizia, li vende ad un prezzo maggiorato, aumentando i suoi profitti.

La rappresentazione che nei “frantoi di Talete” viene profilata da Aristotele, non è affatto quella di un filosofo delle idee, un filosofo astratto e distratto. Bensì quella di un filosofo che grazie alle sue conoscenze, è riuscito ad applicarle alla realtà delle cose, un filosofo “pratico”. Questa visione è in linea col pensiero aristotelico, e mostra quanto sia sottile la linea di demarcazione tra l’astrazione e la prassi filosofica.

Talete: Filosofo o Sofista?

Un’ultima osservazione è da fare su un passaggio finale, su una lunga critica che colpisce i filosofi dell’antichità:

“Dimostrò che per i filosofi è davvero facile arricchirsi, se lo vogliono – e invece non è questo di cui si preoccupano”.

In un certo senso Aristotele vuole da un lato, con “i frantoi di Talete”, sì dimostrare le capacità pratiche dei filosofi, ma ne vuole anche giustificare la moralità dell’azione. E’ risaputo, in tutta la storia della filosofia, della diatriba tra i sofisti che vendevano il loro sapere al migliore offerente (di cui ad esempio era accusato Gorgia) e chi ne faceva un bene pubblico da dispensare gratuitamente (come Socrate). In questo caso Aristotele vuole allontanare dalla figura di Talete, ma anche da egli stesso, le possibili critiche di voler utilizzare il proprio sapere per un mero guadagno. Quel che nel passo dei frantoi di Talete, Aristotele evidenzia la saggezza e la lungimiranza di Talete nei confronti dei suoi concittadini, critici del filosofo.

 

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