La morte di Socrate

La morte di Socrate è l’evento che ha consacrato il mito sulla figura del filosofo per antonomasia. Essa è sancita dalla seguente accusa sulla quale si svolse il processo:

«Socrate è colpevole di non riconoscere come dèi quelli tradizionali della città, ma di introdurre divinità nuove; ed è anche colpevole di corrompere i giovani. Pena: la morte»

(Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, II, 5, 40).

Socrate di fronte ad una tale accusa avrebbe potuto tentare di scagionarsi, invece non volle. Fu riconosciuto colpevole e si rifiutò di scappare da Atene. La sua difesa fu un’esaltazione del compito educativo di cui si era fatto maestro con i suoi insegnamenti.

Le cause storiche e politiche del processo

Prima di considerare i significati dalla riflessione sulla morte di Socrate, bisogna comprendere il contesto storico dei fatti. Dopo la sconfitta subita nella guerra del Peloponneso, ad Atene si affermò, nel 404 a.C., il regime oligarchico e filospartano dei Trenta tiranni; capeggiato da Crizia. Sembra che Socrate non si fosse compromesso direttamente con il governo. Egli però aveva stretto rapporti di profonda amicizia con i fautori del colpo di stato “aristocratico”, di cui alcuni suoi diretti allievi. Quando il regime oligarchico fu rovesciato dalla reazione popolare, fu restaurata la democrazia. Fu proprio quest’ultima a volere, nel 399 a.C., il processo e la morte di Socrate.

L’accusa rivolta nei confronti del filosofo è di corrompere i giovani con dottrine contrarie alla religione di Stato. Contestualizzata nella linea politica conservatrice assunta dalla nuova democrazia; questa linea perseguita è diretta conseguenza della dura sconfitta militare. I greci, per restituire sicurezza al popolo, rifiutarono le novità di pensiero di cui si faceva portatore lo stesso Socrate. Essi tendevano invece a recuperare le tradizioni del proprio passato glorioso, come strumento di coesione sociale.

La “spregiudicatezza” filosofica di Socrate rappresentava un pericolo per la stabilità della democrazia. In merito a quest’ultimo tema sembra che Socrate attirò ulteriori ostilità su di sé in quanto fautore di un aristocraticismo politico. Il che si scontrava con l’ideologia democratica teorizzata da Protagora, presente idealmente nel Mito di Prometeo, che Platone gli attribuisce. Socrate invece concepisce il governo come arte e competenza, da affidare ad una cerchia ristretta di persone. Socrate preferiva la competenza in materia piuttosto che la scelta elettiva dei rappresentanti nelle cariche pubbliche.

I significati filosofici della morte di Socrate

La morte di Socrate, costretto a bere la velenosa cicuta, ha un profondo significato ideale ed esistenziale. Esso testimonia quanto Socrate fosse fedele ai propri principi teorici. Nei dialoghi di Platone, Socrate incarna il maestro che ha insegnato per tutta la vita la giustizia e il rispetto delle leggi. Di fatto, una volta accusato non poteva venire meno alle leggi, smentendo tutta la propria opera di maestro. L’esempio di Socrate è che i comportamenti seguono il pensiero fino alle sue estreme conseguenze; e il pensiero è a sua volta messo alla prova dai nostri comportamenti.

Così come credeva Protagora, Socrate considerava l’uomo nel suo rapportarsi alla società. Essa si regge in un contesto comunitario fondato su leggi. Quest’ultime permetto all’uomo di emergere dallo stato di animalità grazie alle virtù di giustizia e rispetto reciproco. L’uomo è tale grazie alle leggi. Non rispettarle vorrebbe dire cessare di essere uomo. Questa è la motivazione che porta Socrate a non fuggire,

 «preferendo morire rimanendo fedele alle leggi, anziché vivere violandole» (Senofonte).

La morte di Socrate nasconde però un altro significato, che Platone rende esplicito nella scena finale del Mito della Caverna. Il Filosofo, scopritore del mondo delle idee, ritornato al mondo delle cose sensibili, cerca di trasmettere la sua conoscenza ai suoi compagni. Uomini legati e bendati rispetto alla verità. Il mito sembra terminare tragicamente: i suoi compagni lo accusano di follia fino ad ucciderlo. Questa rappresentazione manifesta il tragico soccombere dell’intellettuale nei confronti del potere e dell’ignoranza.  Socrate è apparso dunque come il primo martire del pensiero filosofico occidentale. Egli rappresenta un uomo ostinato nella sua ricerca libera da condizionamenti. Con ciò possiamo vedere nella sua figura la lotta alle prepotenze, alle ingerenze del potere politico su un libero pensatore.

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