Italo Svevo – Vita e Opere

Italo Svevo, il cui vero nome era Ettore Shmitz, nasce a Trieste il 19 dicembre 1861 da famiglia ebrea. Visse una felice infanzia borghese e il padre, impegnato in attività economiche, gli fece svolgere studi rivolti verso una carriera economica.

Vita e Opere

Dal 1874 al 1878 Svevo studia in un collegio tedesco, dove alcune letture stimolano la passione verso la letteratura. Tornato a Trieste, dopo l’esperienza di studi, comincia nel 1880 una collaborazione con il giornale triestino «L’indipendente»; nel frattempo viene assunto come impiegato dalla banca Union di Vienna. Comincia in questo periodo la sua attività di scrittore, portando a termine le prime novelle e il romanzo Una Vita nel 1892.

Qualche anno più tardi, nel dicembre del 1895 si fidanzò con Livia Veneziani, figlia di un industriale che dirigeva una fabbrica di vernici. Sposò la donna solo qualche anno più tardi, nel 1897: anno in cui nacque anche la loro unica figlia, Letizia. L’anno successivo pubblicherà il secondo romanzo dal titolo Senilità, il quale fu un totale insuccesso, costringendo Svevo ad entrare nella ditta del suocero nel 1899. La nuova occupazione professionale gli consente di fare lunghi viaggi, dove lo scrittore può alimentare la propria curiosità. Ed è grazie a questa nuova occupazione che nel 1905 avviene l’incontro con James Joyce, che darà lezioni di inglese a Svevo. Più tardi l’autore conoscerà le teorie di Freud e della psicoanalisi, principalmente grazie al cognato Bruno Veneziani che era stato un paziente dello stesso Freud.

Lo scoppio della guerra mondiale trova Svevo con la moglie a Trieste e riduce l’attività della fabbrica Veneziani. È il dopoguerra un momento fondamentale per l’opera di Svevo, in questi anni infatti ritorna con grande impegno alla letteratura, lavorando al nuovo romanzo La coscienza di Zeno, pubblicato nel ’23. Fu grazie a Joyce che la sua fama si fece grande in Europa, soprattutto in Francia, mentre in Italia Eugenio Montale contribuì ad affermare la grandezza di uno scrittore così innovativo.

Il 13 settembre 1928 Italo Svevo muore, in seguito ad un incidente stradale che gli procura un collasso cardiaco. La sua fama rimarrà annebbiata fino agli anni Sessanta, quando, finalmente, tutti in Europa ne parleranno.

La figura intellettuale di Italo Svevo

Quando negli ultimi anni dell’Ottocento uscirono i primi due romanzi dello scrittore triestino, la sua fama era praticamente sconosciuta. Nessun critico prese in considerazione la grande modernità e lo spirito innovativo di questi scritti. Tali elementi furono colti solo nel corso degli anni Venti del Novecento, quando attenti lettori e critici li avvertirono nel nuovo romanzo La coscienza di Zeno.

La formazione culturale di Italo Svevo è tutta inserita nella Trieste del tardo Ottocento. Essa partecipava a pieno titolo a quella cultura definita mitteleuropea, cosmopolita e problematica. La peculiarità della posizione dell’autore è data dalla sua origine ebraica e dalla condizione di intellettuale non professionista, diviso tra la passione per la letteratura e la «normale» vita borghese. Per questa sua posizione, egli rimane estraneo alle correnti, basate sul protagonismo politico, Novecentesche. Piuttosto la sua scrittura si configura come indagine sulle contraddizioni e le complicazioni dell’esistenza individuale e analisi degli squilibri dell’io. La letteratura in Svevo diventa una zona d’ombra, un luogo dove l’apparente equilibrio della vita borghese cede e si dispiegano tutte le contraddizioni del secolo decimonono.

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