Manifesto del Futurismo e lineamenti generali

Il “Manifesto del Futurismo” segna la fondazione dell’avanguardia del Futurismo. Il manifesto viene pubblicato il 20 Febbraio 1909, da parte di Filippo Tommaso Marinetti sul “Figaro” di Parigi. Quest’esperienza intellettuale si prefigge di distruggere i modi tradizionali di comunicazione artistica: identificando l’arte e la letteratura nello stesso movimento della realtà. I futuristi esaltano l’artista come un eroe, in quanto scopritore di una nuova forza del reale e distruttore dell’io in quest’ultima. Secondo Briosi:

“i futuristi si muovono fra due progetti irrealizzabili: il progetto di ritrovare la libertà assoluta del soggetto e quello di uccidere il soggetto nella materia”

Il Rifiuto della Tradizione e l’approdo di “nuovi miti”

Quello dell’avanguardia futurista è un disegno culturale che si scontra con tutta la tradizione del passato, alle forme classiciste, simboliste ed espressioniste che siano, i futuristi sovrappongono “nuovi miti”. Ossia quello della velocità, del gesto, dello shock; quello della forza spontanea e primigenia diventa tema fondamentale per la produzione artistica futurista. In verità essi tendevano a sconsacrare tutti i valori borghesi che si andarono affermando nel XIX secolo. Al perbenismo e alla rigorosa ricerca di razionalità si vennero affermando valori nuovi e in nessun modo conciliabili con il passato.

Il Manifesto del Futurismo si pone un progetto ambizioso, che vuole mescolare in un unico vortice l’esperienza artistica e quella del reale, senza crearvi in nessun modo differenze e distanze dalle due cose. Così facendo la figura dell’intellettuale non si può distaccare dal ruolo che questo soggetto ha al di fuori della propria arte, e quindi, nel sociale. Tutto questo produsse un interesse appassionate delle avanguardie europee al Futurismo, il quale probabilmente ebbe un rilievo maggiore nel vecchio continente che in Italia.

Il Futurismo e il Fascismo

Intorno a questa compagine culturale si stanziarono artisti e letterati aderenti a diverse ideologie (le quali erano, in quel periodo storico, esplicate attraverso l’adesione ad una rivista intellettuale piuttosto che ad un’altra), ma aventi tutti in comune uno spirito antiborghese. L’esaltazione della forza, della macchina, dell’energia allo stato brado, dall’irrazionalità nel gesto, portarono il Futurismo ad un avvicinamento irreversibile al Fascismo. Nonostante ciò, la cosa risultò ambigua date le simpatie nutrite, in un primo tempo, da Antonio Gramsci e il gruppo dell’ “Ordine Nuovo” per questo movimento intellettuale.

Il gruppo promosse la propria ideologia tramite le pubblicazioni di diversi manifesti, vanno ricordati: Uccidiamo il Chiaro di Luna (1909); Contro l’amore e il Parlamentarismo (1915); Manifesto Tecnico della letteratura Futurista (1912). Su quest’ultimo bisogna soffermarsi. La letteratura futurista rompe tutti gli schemi della tradizione, porta all’estremo la rottura del verso. In verità una struttura metrica quasi non esiste più. Risaltano agli occhi un’organizzazione pittorica della parola, un uso sfrenato e sconsiderato dell’onomatopea, una disposizione casuale delle parole su pagina (parole in libertà).

 

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