Il superuomo nei romanzi di D’Annunzio
Il Superuomo: D’annunzio e Nietzsche
Il superuomo in D’Annunzio sarà il protagonista delle vicende narrative dei suoi romanzi. Com’è noto, D’annunzio riprende il concetto dall’Übermensch di Nietzsche. Ma, è chiaro che i due “personaggi” hanno solo il pretesto di assomigliarsi. Nei personaggi del superuomo di D’annunzio è chiara la contraddizione che rispecchia la complessità del poeta stesso. In Nietzsche il Superuomo è il profeta Zarathustra che deve elevarsi al di sopra della morale per poter affermare la morte di Dio.
D’Annunzio incarna perfettamente la figura del “Dandy“, maschera nata pochi anni prima in Francia grazie allo scrittore Charles Baudelaire. Adattandosi di conseguenza ai principi dell’estetismo, la sua poesia si definisce “pura”, ovvero una poesia che fosse espressione di un’arte puramente fine a se stessa, ma allo stesso tempo decadente.
D’Annunzio opera nell’Italia di fine Novecento ed è particolarmente affascinato dall’azione politica e militare di quegli anni. L’autore nel suo tempo diviene un modello da seguire, sia nel campo artistico-letterario, sia in quello della moda (nasce proprio in questo periodo il Dannunzianesimo). Il suo stile di vita suscitava parecchio scalpore. Oscillava tra gli scandali e il suo carattere da principe rinascimentale, tale da porlo sempre al centro dell’attenzione mediatica. Inoltre, il suo vivere all’eccesso era anche finalizzato alle vendite dei suoi lavori.
Si potrebbe dunque dire che D’Annunzio se da un lato disprezzava il sistema borghese, dall’altro lo riconosceva come unica fonte di guadagno. Questa è una contraddizione che D’Annunzio non supererà mai.
Le Prime Opere
Le prime liriche sono influenzate da due artisti di grande rilevanza nell’Italia degli anni Ottanta: Carducci e Verga. La raccolta “Primo Vere” si rifà chiaramente alle “Odi Barbare” del Carducci; mentre il suo primo approccio al mondo narrativo, “Terra Vergine”, ha in apparenza una matrice verghiana, in particolare guarda alla raccolta “Vita dei campi” .
Questi primi lavori presentano una natura sostanzialmente idillica, serena e raffinata, dove l’autore descrive la propria terra natia, l’Abruzzo. In queste ambientazioni scoppiano passioni primordiali e amori voraci.
Gli stessi principi e ambienti si ritrovano nella produzione in versi degli anni Ottanta. In queste opere si elevano chiari i principi dell’estetismo, infatti è chiara la formula: “Il Verso è tutto”. Fondamentale è qui il ruolo dell’esteta; egli si erge come figura che libera l’intellettuale dalla crisi che attraversava in questo periodo causata dell’emarginazione provocata dalla classe borghese.
Il Piacere
Intorno al 1889 l’eroe esteta subisce una caduta, di fatti col romanzo “Il Piacere” si arriva ad un cambiamento di questo personaggio. Il protagonista della vicenda, l’esteta Andrea Sperelli, alter ego di D’Annunzio, è portato alla rovina proprio da questa sua propensione verso il culto della bellezza. Qui inoltre vi si trova anche il pensiero dannunziano sulla donna, la quale all’interno dell’opera diventa un soggetto distruttore degli equilibri.
Nel romanzo vi è un primo accenno di quel simbolismo che caratterizzerà tutta l’opera dannunziana. L’opera sembra quasi percorrere due trame: l’una dell’intreccio delle vicende narrate; l’altra delle simbologie e delle corrispondenze che prendono vita in una dimensione più irrazionale.
I Romanzi del Superuomo di D’Annunzio
Un cambiamento radicale si ha con il “Trionfo della Morte” del 1893. Il romanzo presenta il primo eroe dannunziano, Giorgio Aurispa, votato alla morte, il primo superuomo di D’annunzio, nevrotico e fragile. Ippolita Sanzio è la Nemica dell’eroe, colei che con la sua sensualità lo lega a sé e gli impedisce di compiere le sue azioni.
Il secondo dei romanzi del superuomo è “La Vergine delle rocce”. Esso tratta due temi fondamentali del percorso dannunziano: la violenta polemica antidemocratica, accompagnata da fantasie aggressive e sanguinarie e la decadenza. In questo romanzo non vi è un reale organismo narrativo e la distinzione tra prosa e poesia tende a scomparire. Questo romanzo è il primo che apre il cosiddetto ciclo “del giglio”, che resterà incompiuto.
Nel 1898 è pubblicato “Il fuoco”, secondo romanzo che avrebbe inaugurato un secondo ciclo, quello “del melograno”, anch’esso irrisolto. Il protagonista Stelio Effrena è sia poeta che musicista: egli si propone di giungere all’opera d’arte totale, fondata sulla sinestesia. Nel romanzo D’Annunzio comincia a parlare esplicitamente di “sentimento del tempo”. La stagione dominante è l’autunno. Sono ricorrenti immagini che rimandano al senso della fine di quel mondo che Stelio vuole far rivivere: la vecchiaia, la pazzia.
L’ultimo romanzo e l’inconclusione dei cicli narrativi
Ultimo romanzo di questo ciclo “Forse che si, forse che no” (1910) ha come protagonista Paolo Tarsis, il quale vuole avventurarsi nell’impresa del volo. Ciononostante è ostacolato dalla “Nemica” Isabella Inghirami. Il protagonista arriva, disperato, a pensare al suicidio, tema preponderante del romanzo, ma riesce eroicamente a salvarsi approdando sulle coste della Sardegna.
In un’ultima analisi è importante osservare come D’Annunzio e i suoi alter-ego non riescano mai a realizzarsi come eroi. Ciò è anche testimoniato dal fatto che l’autore non riesca mai a concludere i cicli narrativi iniziati. Nella loro conclusione avrebbero proprio visto l’evolversi dei vari personaggi e il raggiungimento delle loro mete.