La morale secondo Seneca

Seneca: il perfezionamento di sé

Seneca nel suo filosofare dà grande spazio alle regole per il corretto comportamento che l’individuo deve seguire. Esse vengono ampiamente trattate nella sua opera “Dialogorum libri XII”, sotto forma di conversazione, strutturata in dodici libri di valenza morale.

Le passioni deleterie: De ira

Uno di questi è il De ira dove analizza il problema dell’ira e dei suoi effetti deleteri; dove essa è considerata come qualcosa da evitare poiché priva l’uomo della ragione. Questa lotta contro l’ira e le altre passioni costituisce un cardine della precettistica morale di Seneca. Esemplare è la personificazione dell’ira, che viene paragonata a una belva feroce pronta ad assalire l’uomo. Seneca spiega come questa “belva” debba essere tenuta sotto controllo; sorvegliata e nascosta nel profondo dell’animo, per essere domata senza che essa possa prendere il sopravvento.

Egli si sofferma su come si debba cercare di non cadere nel vortice di tali passioni deleterie, agendo in modo da lasciarle al di fuori della propria anima. Le passioni sono difficili da controllare una volta che si sono impadronite dell’uomo. Un esempio che fa Seneca è quello di alcuni corpi lasciati cadere nel vuoto. A tali corpi, una volta che hanno iniziato la loro discesa, è impossibile arrestarne la caduta. Seneca attribuisce questa tendenza lasciva degli uomini, oltre che alle passioni stesse, all’azione corruttrice della massa. L’uomo è facilmente attratto dal giudizio della massa, ma molto spesso i suoi gusti sono pericolosi e contagiosi. Per questo è necessario rifugiarsi nella propria interiorità, vista non come un isolamento bensì come un invito a prendersi cura di sé.

L’apertura alla dimensione sociale

Accanto al perfezionamento individuale vi deve essere anche uno slancio di apertura alla dimensione sociale. Tale argomento è spiegato da Seneca attraverso la similitudine del “militare”. Il dovere di sentirsi in servizio proprio come soldato; il quale allena il proprio fisico e si esercita nelle tecniche militari per essere a disposizione della collettività. In questo modo il singolo non è estraniato dalla società, ma ne deve essere parte integrante. Il proprio bene sarà solo secondario ad un bene che premia la collettività (come la libertà individuale in Tocqueville). La morale individuale acquista così un valore civile ed universale.

Seneca, con questi suoi precetti cerca di dare ai suoi lettori, la serenità e sicurezza di chi ha il controllo della propria vita. Ne dà un esempio nell’opera “Epistulae ad Lucilium” nella quale tratta del concetto di tempo. Ovvero, dell’importanza da dare al singolo giorno pensando che esso sia l’ultimo, in modo tale da viverlo nella sua totale pienezza. Per Seneca, chi presta troppa attenzione al programmare il domani senza vivere il presente; lo vivrà con noia e con il costante pensiero (e paura) dell’avvento della morte.

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