Nietzsche – Come il “mondo vero” finì per diventare favola

Nietzsche nel quinto capitolo del “crepuscolo degli idoli” lascia indelebile uno degli insegnamenti più importanti ed autentici di tutta la storia della filosofia. O meglio l’errore perpetuato da essa.

Storia di un errore

Innanzitutto, il libro di cui fa parte questo breve testo (che è allegato alla fine dell’articolo), ha un titolo come non mai eloquente. “Il Crepuscolo degli Idoli“. Il titolo riprende un’opera di Wagner, uno dei sui maestri giovanili, de “Il crepuscolo degli dei”.  Il sottotitolo non manca di audacia: “come si filosofa col martello”. La scrittura di Nietzsche, come è ben risaputo, è aforistica ed enigmatica. Egli cerca il coinvolgimento attivo da parte del lettore. Ed in quanto tale è oscura, come il pensiero del filosofo “inattuale“.

Ciò che ci interessa in questa sede è però un particolare passo di questo libro denso di spunti filosofici. Più che un semplice passo filosofico, potremmo definirlo un vero e proprio viaggio nella storia della filosofia. A cui dovremmo però aggiungere un sottotitolo necessario, consigliatoci dallo stesso Nietzsche. Ovvero: “Storia di un errore“. L’errore di cui ci parla Nietzsche è quello di una certa filosofia e cultura greca che da Socrate in poi si è affermata. O meglio da Platone in poi. Quest’ultimo infatti si è fatto portatore di una morale della “bruttezza”, una morale che ha ucciso la “bestia bionda”.

Dal Mondo Vero..

Stiamo parlando della creazione di un mondo nuovo, quello vero. Il mondo delle idee perfette, un modo parallelo a quello degli uomini, inaccessibile.  Ci dice infatti Nietzsche:

“Il mondo vero raggiungibile per il saggio, il pio, il virtuoso, –
egli vive in esso, egli è esso”

Questo mondo viene visto solo dai saggi. Nietzsche qui ci parla della rivelazione platonica, “Il Mito della Caverna”. Inoltre sappiamo bene l’influenza che il platonismo e in particolare il neoplatonismo ha avuto sulla religione Cristiana. Infatti dopo si fa riferimento alla “promessa” di questo mondo, accessibile solamente al penitente. Chi è costui? L’uomo che rinuncia alla “vita”, si dà all’ascesi, nella speranza di un mondo perfetto.

E che? L’uomo è soltanto un errore di Dio? Oppure Dio è soltanto un errore dell’uomo? – (Detti e frecce)

…alla sua distruzione

Ma il viaggio non termina con la verità divina, perché come dirà in un altro dei suoi testi, “Dio è morto”. C’è qualcuno, un profeta, che si accorge di questa menzogna, di questa vuota promessa. Nasce così lo “ZARATHUSTRA”.

E’ fu così che il “mondo vero” crollò. Ma cosa è rimasto? Il mondo apparente? No, con il mondo vero viene eliminato anche il cosiddetto apparente. Quel mondo che Parmenide descriveva proprio degli “uomini a due teste”, persone perse tra le indecisioni, le passioni, le falsità. Ma così facendo Nietzsche con la sua “filosofia del martello”, distrugge ogni errore, eliminando ogni dubbio su quale possa essere il “mondo vero”.

Dal Tramonto al Meriggio

Prima di lasciarvi alla lettura del testo, è interessante sottolineare un altro punto che accompagna il viaggio nietzschiano. Nel principio del mondo platonico, il “sole” è già al suo tramonto. Si avvicenda insieme al declino, la notte. Spesso questa metafora era utilizzata dai filosofi per descrivere la dualità dei due mondi. In nietzsche essa sparisce del tutto. Zarathustra arriva nel meriggio del mondo, ovvero a Mezzogiorno, quando il sole è più forte. La calma domina questa ora, il sole è alto nel cielo, e non ci sono più ombre.

Come il “mondo vero” finì per diventare favola. Storia di un errore

1. Il mondo vero raggiungibile per il saggio, il pio, il virtuoso, –
egli vive in esso, egli è esso.
(La più antica forma dell’idea, relativamente intelligente, semplice,
convincente. Riscrittura della proposizione «io, Platone, sono
la verità».)
2. Il mondo vero, per adesso irraggiungibile, ma promesso per il
saggio, il pio, il virtuoso («per il peccatore che fa penitenza»).
(Progresso dell’idea: essa diventa più sottile, più capziosa, più
inafferrabile, – diventa donna, diventa cristiana…)
3. Il mondo vero, irraggiungibile, indimostrabile, impromettibile, ma
già in quanto pensato una consolazione, un obbligo, un imperativo.
(L’antico sole in fondo, ma attraverso nebbia e scepsi; l’idea divenuta
sublime, pallida, nordica, königsberghiana.)
4. Il mondo vero – irraggiungibile? Comunque non raggiunto. E
in quanto non raggiunto anche sconosciuto. Perciò nemmeno consolante,
salvifico, vincolante: a che cosa potrebbe vincolare qualcosa
di sconosciuto?…
(Grigio mattino. Primo sbadiglio della ragione. Canto del gallo
del positivismo.)
5. Il “mondo vero” – un’idea che non è più utile a nulla, nemmeno
più vincolante, – un’idea divenuta inutile, superflua, quindi un’idea
confutata: eliminiamola!
(Giorno chiaro; prima colazione; ritorno del buon senso e della gioiosa
serenità; vergogna di Platone; confusione indiavolata di tutti
gli spiriti liberi.)
6. Abbiamo eliminato il mondo vero: quale mondo resta? forse
quello apparente?… Ma no! con il mondo vero abbiamo eliminato
anche quello apparente!
(Mezzogiorno; momento delle ombre più corte; fine dell’errore più
lungo; punto più alto dell’umanità; INCIPIT ZARATHUSTRA.)

da “Crepuscolo degli idoli ovvero come si filosofa col martello”, Adelphi, 1994.

 

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