La conversione religiosa di Manzoni
La conversione religiosa di Alessandro Manzoni può essere considerata uno degli elementi più importanti per la poetica di Manzoni. Ovvero il passaggio dallo stile che lo contraddistingueva – il classicismo – ad un suo superamento grazie proprio alla conversione.
Sin dall’adolescenza egli si era dedicato alla stesura di opere che abbracciavano il gusto classico. Tale andamento era allora dominante, rifacendosi allo stile di Monti e Foscolo, che aveva frequentato negli ambienti culturali milanesi. Rientrano in questo periodo due scritti. Da un lato “il Trionfo della libertà”, la cui materia inneggia alla Rivoluzione francese contro i regimi tirannici. Dall’altro il “Carme in morte di Carlo Imbonati”. In quest’opera si assiste alla delusione storica del poeta facendo nascere in sé il “giusto solitario“. Ossia, la voglia di isolarsi dal caos della storia contemporanea per dedicarsi a pieno al culto delle lettere.
Notiamo però – con l’avanzare del tempo e dell’età -, il manifestarsi di un sentimento di malcontento nei confronti del classicismo poiché considerato ormai “privo di interesse”. Nasce, perciò, il bisogno di una letteratura nuova. La conversione influenzerà Manzoni ad indirizzare il suo pensiero verso orizzonti culturali fino ad allora inesplorati.
La Conversione Religiosa di Manzoni
La conversione di Manzoni arrivò – nel poeta – in seguito a quella della moglie Enrichetta Blondel. Con lo scritto “Osservazioni sulla morale cattolica” si ha la prova palese dell’influenza subita dal Manzoni da parte della religione. La conversione metterà Manzoni in “crisi” su alcuni degli orientamenti ideologici e culturali acquisiti in precedenza. Non solo il poeta abbandona la tradizione classica abbracciata in gioventù, ma assume nei suoi confronti un atteggiamento di denigrazione. Manzoni vede nei Romani un popolo violento e senza alcun valore morale. A questo si univa il rifiuto della concezione aristotelica – che celebrava i vincitori e i potenti a discapito degli umili, sempre ignorati dalla storia.
Tutti questi aspetti influenzano così anche la concezione manzoniana della letteratura. Diviene un carattere centrale il problema del male. S’instaura una visione tragica del reale che non ammette più la tranquillità degli idilli. Nasce così nel poeta il bisogno di trattare il “vero”, affinché i contenuti siano sentiti nei lettori. Così che, la letteratura non si riduca solo al diletto di pochi, ma che sia finalizzata al progresso morale e civile del pubblico. Manzoni sintetizza così i principi fondanti della nuova letteratura:
“l’utile per scopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo”