La Maieutica Socratica

La maieutica di Socrate è il metodo attraverso cui il filosofo, con il dialogo, aiutava chi ricercava le risposte alla domanda sul “cos’è?” delle cose. Egli consentiva di trovare, in questo modo, la strada per scovare la luce della verità (ἀλήθεια – Aletheia), in modo autonomo. Socrate enuncia l’arte maieutica in uno dei dialoghi più importanti scritti da Platone: il Teeteto.

Socrate non aveva di certo potere divini, né tantomeno faceva rinsavire le persone. Il filosofo applicava ai discorsi un metodo particolare: la maieutica, simile a quello delle levatrici che aiutavano le donne nel parto. Sicuramente ebbe un ruolo simbolicamente importante la stessa madre di Socrate, ella era infatti un’ostetrica. Nel dialogo platonico del Teeteto, Socrate dice:

La mia arte maieutica è simile a quella delle levatrici, ma ne differisce in questo, che essa aiuta a far partorire uomini e non donne e provvede alle anime generanti e non ai corpi. […] questo io ho in comune colle levatrici: anche io sono sterile, sterile in sapienza. 1

So di non sapere

Prima di proseguire nell’analisi della maieutica, Socrate dà una precondizione fondamentale nella citazione riportata. Il filosofo riesce ad applicare quest’arte alle altre persone soltanto perché lui è «sterile in sapienza». Cosa significa? Questo passaggio ci rimanda al celebre aforisma del so di non sapere socratico. Ovvero, quella tecnica di Socrate capace di mettere in dubbio le certezze, spesso erronee, dei propri interlocutori, proclamando la propria ignoranza sull’argomento trattato. Così, il filosofo – attraverso frequenti domande e risposte – porta il suo interlocutore a contraddirsi, smentendo le proprie premesse. Quelle contraddizioni che Platone chiama “aporie“. L’interlocutore è così smentito, senza che Socrate si esponga con le sue idee, con quella verità che pretende di “non sapere”. Infatti, ritornando alle parole dello stesso Socrate – egli afferma:

il rimprovero che già molti mi hanno fatto che io interrogo gli altri, ma non manifesto mai, su nulla, il mio pensiero, è verissimo rimprovero. Io stesso, dunque, non sono affatto sapiente né si è generata in me alcuna scoperta che sia frutto dell’anima mia.

L’arte Maieutica

Quelli, invece, che entrano in relazione con me, anche se da principio alcuni d’essi si rivelano assolutamente ignoranti; tutti, poi, seguitando a vivere in intima relazione con me, purché il dio lo permetta loro, meravigliosamente progrediscono, come essi stessi e gli altri ritengono. Ed è chiaro che da me non hanno mai appreso nulla, ma che essi, da sé, molte e belle cose hanno trovato e generato.

In questa parte, Socrate esplica il punto fondamentale dell’arte Maieutica. Il filosofo non trasmette nulla, o meglio – non ha insegnato loro nulla che già sapessero. La verità risiede nell’animo di ognuno. Il maestro è un traghettatore, egli è una guida per solcare i mari della conoscenza, senza perdersi tra le opinioni (δόξα – doxa). Egli mostra e disvela le strade da percorrere, riuscendo a indurre l’allievo a riconoscere da sé quali sono le verità e quali le aporie contraddittorie. Ne risulta un importante insegnamento pedagogico: maturare una coscienza autonomamente scovando tra le proprie inclinazioni.

Il “ti esti

Abbiamo introdotto la maieutica come l’arte che aiuta a rispondere alla domanda. Infatti bisogna precisare che solo chi si pone la domanda può scovare la verità celata nell’animo. Ovvero, solo il discepolo che mette in discussione le proprie certezze riceve l’aiuto dal maestro nella propria ricerca. La domanda è il “ti esti?“, cioè il “che cos’è?” delle cose, banalmente una definizione che possa essere universale.

Note

  1. Tutte le citazioni provengono da Platone, Teeteto, 151d

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