La Critica della Ragion Pura di Kant

La critica della ragion pura è un’opera del filosofo tedesco Immanuel Kant. Essa è un’analisi critica dei fondamenti del sapere per constatare quali ambiti del sapere siano validi ed escludere tutto ciò che l’uomo non può conoscere.

Caratteri generali della Critica della Ragion Pura

Secondo Kant alla base del sapere ci sono alcuni principi assoluti, delle verità universali e necessarie che valgono ovunque allo stesso modo. Tali principi sono i giudizi sintetici a priori:

Giudizi perché aggiungono un predicato ad un soggetto; sintetici perché il predicato dice qualcosa di nuovo; a priori perché non possono derivare dall’esperienza. Questi giudizi costituiscono la spina dorsale del sapere.

Essi sono possibili grazie ad una nuova teoria della conoscenza teorizzata da Kant, concepita come sintesi tra materia e forma. Per materia intende la molteplicità delle impressioni sensibili (attraverso i sensi) provenienti dall’esperienza. Per forma l’insieme dei modi fissi attraverso cui la mente ordina la materia sensibile (spazio e tempo).

Con questa nuova teoria della conoscenza Kant applica una nuova rivoluzione copernicana effettuando un ribaltamento del rapporto tra soggetto e oggetto. Non è più l’uomo che deve adattare le sue facoltà percettive per comprendere i fenomeni; bensì è la natura che si modella sulle strutture mentali dell’uomo.

Kant inoltre fa una distinzione tra fenomeno e noumeno. Il fenomeno è la realtà che ci appare tramite le nostre forme a priori; il noumeno è la realtà considerata indipendentemente da noi e dalle nostre forme a priori, esso è il limite della conoscenza umana. Kant fa un esempio per rendere comprensibile questa differenza. Se avessimo degli occhiali con delle lenti colorate (ad esempio blu), tutto ciò che vedremmo ci apparirebbe in sfumature di blu. Questo sarebbe il mondo del “fenomeno”, il mondo visto attraverso delle forme che dipendono dalla nostra “limitatezza”.

Conoscenza

Kant articola la conoscenza in tre facoltà principali: sensibilità, intelletto e ragione:

La sensibilità è la facoltà con cui gli oggetti ci sono pervenuti passivamente grazie ai sensi; ed ordinati tramite le forme a priori di spazio e tempo. L’intelletto è la facoltà attraverso cui pensiamo i dati sensibili tramite le forme a priori delle  12 categorie (o concetti puri). In ultimo, la ragione è la facoltà attraverso cui cerchiamo di spiegare la realtà mediante le idee di dio, anima e mondo.

Su questa tripartizione si divide la critica della ragion pura: estetica trascendentale che studia la sensibilità; analitica trascendentale che studia l’intelletto e la dialettica trascendentale che studia la ragione. Per Kant il termine trascendentale significa il modo in cui avviene la conoscenza.

ESTETICA TRASCENDENTALE

L’estetica studia la sensibilità e le sue forme a priori (spazio e tempo). Kant considera la sensibilità come passiva perché accoglie i dati sensibili dalla realtà esterna; tuttavia essa è anche attiva perché ordina il materiale delle sensazioni tramite le forme a priori di spazio e tempo.

Lo spazio è la forma del senso esterno, che sta in fondamento di tutte le intuizioni esterne, dell’avere presenti le cose l’una accanto all’altra; il tempo invece è la forma del senso interno che sta a fondamento dei nostri sensi interni e del loro disporsi l’uno dopo l’altro. Tuttavia solo attraverso il senso interno ci giungono i dati del senso esterno dunque il tempo si configura anche come la forma del senso esterno. Inoltre lo spazio è giustificabile grazie alla geometria, infatti solo grazie alla geometria sappiamo che la distanza più breve tra due punti è una retta. Invece il tempo è giustificabile grazie alla matematica.

ANALITICA TRASCENDENTALE

L’analitica trascendentale studia l’intelletto e le dodici categorie (o concetti puri).

Sensibilità e intelletto sono indispensabili alla conoscenza. Poiché senza sensibilità nessun oggetto ci sarebbe dato e senza intelletto nessun oggetto sarebbe pensato. Ma cosa sono i concetti? Essi consistono nell’ordinare o nell’unificare diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune. I concetti puri sono quelli contenuti nell’intelletto a priori. Essi sono quei concetti basilari della mente che rappresentano le supreme funzioni unificatrici dell’intelletto.

Cosa ci garantisce ora che la natura obbedisca alle categorie?

Kant introduce l’io penso che è il principio supremo della conoscenza umana. Esso è il centro mentale unificatore, che non è identificato con la “psiche” di una singola persona; bensì con la struttura mentale che accomuna tutti gli uomini. Ora com’è possibile collegare le categorie ai fenomeni?  Quale sarà l’elemento mediatore il quale fa sì che l’intelletto condizioni gli oggetti sensibili?

Kant afferma che l’intelletto non potendo agire direttamente sugli oggetti agisce indirettamente su di essi tramite il tempo. Il tempo condiziona gli oggetti, l’intelletto condizionando il tempo condizionerà gli oggetti.  Gli schemi trascendentali sono quelle regole grazie alle quali l’intelletto condiziona il tempo in conformità alle proprie categorie.

DIALETTICA TRASCENDENTALE

Il termine dialettica per Kant sta a significare “l’arte sofistica di dare alle proprie illusioni l’aspetto della verità”; lascia intuire l’approccio del filosofo in questa sezione della Critica della Ragion Pura. Ovvero: l’analisi e lo smascheramento dei ragionamenti fallaci della metafisica, andando oltre la realtà. Kant ritiene che questo voler procedere oltre i dati esperienziali derivi dalla nostra innata tendenza all’incondizionato e alla totalità.

La dialettica agisce tramite le idee che sono i concetti puri della ragione. Le tre idee fondamentali sono quella di anima, mondo e di Dio. Egli fonda su di esse tre pseudo-scienze: la psicologia razionale che studia l’anima; la cosmologia razionale che indaga sul mondo e la teologia razionale che specula su dio.

Kant ritiene che la psicologia razionale sia fondata su un ragionamento errato. Esso consiste nell’applicare la categoria di sostanza all’ “io penso” noumenico; ciò è impossibile poiché non è possibile applicare tale categoria a una “x” sconosciuta che è l’io penso noumenico.

Anche la cosmologia razionale è fondata su un ragionamento errato poiché pretende di conoscere la totalità assoluta dei fenomeni cosmici. Però, la totalità dei fenomeni non è conoscibile in quanto noi possiamo sperimentare solo questo o quel fenomeno, e non tutti.

Teologia razionale

La teologia razionale raggruppa le prove dell’esistenza di dio in tre classi: prova ontologica, cosmologica e teologica.

La prova ontologica risale a sant’Anselmo il quale pretendeva di ricavare l’esistenza di dio dalla sola affermazione della sua perfezione. Kant, invece, pensa che non è possibile saltare dal piano della possibilità logica a quello della realtà concreta.

La prova cosmologica si fonda su una delle “vie” tomistiche ovvero su quella degli esseri necessari e contingenti. San Tommaso affermava che se esistono esseri contingenti (mortali) è implicita l’esistenza di un essere necessario. Kant credeva che egli utilizzasse in modo illegittimo il principio di causa. Inoltre esso ricade nella prova ontologica, in quanto afferma che è necessario e dunque perfetto. Anche questa prova è smascherata.

La prova teologica è identificata con l’esistenza un dio creatore e infinito. Essa ricade inevitabilmente nella prova cosmologica (come principio di causa) e poi nella prova ontologica anche quest’ultima dunque è fallace.

Kant non si definisce ateo bensì agnostico poiché secondo lui la ragione umana non può dimostrare l’esistenza di dio.

CRITICISMO: lo strumento della Critica della Ragion Pura

Il criticismo è il fulcro del pensiero di Kant; egli fa della critica lo strumento per eccellenza della filosofia interrogandosi programmaticamente su determinate esperienze umane chiarendone la possibilità, la validità e i limiti. Filosofia del limite è proprio quell’espressione con cui si designa lo spirito della critica kantiana impegnata a stabilire le colonne d’ercole del sapere umano.

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